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Valle dei Templi

La Concordia tra Giove e Giunone

Via Panoramica dei Templi - 92100  Agrigento
Valle dei TempliValle dei Templi

Dall’entrata occidentale del parco archeologico, si arriva al Tempio di Hera Lacinia o di Giunone, moglie di Giove: costruito nel V secolo a.C., fu incendiato nel 406 dai cartaginesi. Si trova a strapiombo su uno sperone di roccia irregolare. L’attribuzione a Hera Lacinia è abbastanza convenzionale, poiché non è stata trovata nessuna testimonianza concreta sulla funzione dei templi. Fu restaurato in epoca romana e restano solo trenta colonne con capitello. Proseguendo lungo il viale si arriva al Tempio della Concordia, chiamato così grazie a un ritrovamento di un’iscrizione latina presso il tempio stesso. Il tempio è tra quelli conservati meglio dell’età greca classica nel mondo e in effetti la sua struttura è pressoché intatta, merito dei vari restauri avvenuti nei secoli. Alcuni studiosi sostengono che sia stato posto tra il tempio di Giunone e di Giove per placare gli animi della donna sempre alle prese con le infedeltà del marito. Risale al V secolo a.C., ma è divenuto nel VI secolo d.C. una chiesa cristiana dedicata a San Pietro e San Paolo. È un esastilo periptero, con colonne originariamente dipinte di bianco e con capitelli e frontoni variopinti. Nella parte occidentale della Valle si trova il tempio di Zeus. Costruito nel 480 a.C, per volontà del tiranno Terone per celebrare la vittoria dei greci alleati di Akragas sui cartaginesi, si suppone non sia mai stato completato. Tempio dorico pseudoperiptero a sette colonne nei lati brevi e quattordici nei lati lunghi. Gli intercolumni erano occupati dai Telamoni o Atlanti, ossia figure maschili gigantesche in calcarenite (alti circa 7,61 m). Il termine deriva dal latino e allude alla figura mitologica di Atlas, il gigante dei Titani che fu condannato da Zeus a supportare il peso del cielo sulle proprie spalle. Attualmente rimangono pochi reperti archeologici dove un tempo si ergeva il monumento: alcune parti dell’edificazione, la ricostruzione di un capitello e del calco del telamone ( l’originale si trova presso il Museo Archeologico regionale). (Laura Fardella)