Piergiorgio Zangara. Dialogo con lo spazio
Movimento Madi Italia

La Galleria Marelia arte moderna e contemporanea di Bergamo presenta “Dialogo con lo spazio”, personale di Piergiorgio Zangara, a cura di Matteo Galbiati. Piergiorgio Zangara (Palermo, 1943) è tra i membri del Movimento Madi Italia, raggruppamento nazionale italiano dell’omonimo movimento internazionale fondato da Carmelo Arden Quin nel lontano 1946 a Buenos Aires. Dopo le prime esperienze figurative la sua pittura si orienta sempre più verso forme geometriche ed essenziali che, con l’avvenuto trasferimento a Milano e la frequentazione della galleria Arte Struktura, nel nuovo contesto culturale, si lega a regole logiche e costruttive. L’apertura delle figure con tagli diagonali e con linee curve gli dà modo di trovare nuove dimensioni nel triangolo, nel rombo e nel cerchio. Con l’ormai impellente bisogno di liberare le immagini nello spazio, le figure geometriche tridimensionali trovano un’ulteriore possibilità di spingersi in alto e in basso, in linea retta e in diagonale, di coniugarsi in avanti e indietro su piani paralleli ed inclinati: un’opera dunque che si appropria dello spazio e ne diviene parte integrante, con l’evidente aspirazione alla realizzazione dell’opera ”totale”. I nuovi materiali utilizzati, come il plexiglas, l’alluminio e la plastica, gli consentono di approfondire esperienze luministiche e cinetiche con trasparenze, rifrazioni e con proiezioni di immagini virtuali. “Il luogo dell’accadere dell’opera di Zangara – scrive Galbiati nel catalogo – entra nella scelta che lo sguardo fa sul taglio delle sue forme. La luce ne rivela ortogonalità inedite e verificabili solo con quei parametri e con quelle condizioni del suo esserci. Il dialogo tra opera e luogo si fa serrato, come detto, con l’intervento della luce, che genera una vivificante proiezione di ombre e allarga l’opera stessa ad un doppio sulla parete. L’opera è agente moltiplicatore di sé nello spazio attraverso il rapporto con le sollecitazioni esterne. Il riverbero effimero di alcune componenti dell’opera, costringono quindi lo sguardo proprio ad accordare la percezione non solo sul dato reale e tangibile, ma a comprendere anche una circostanzialità che regge il momento. La creazione di un altro effimero fa disciogliere ogni lavoro di Zangara nell’ambiente, del quale cattura e coinvolge le dinamiche occulte, caricandosi di nuovo senso”.