Hermann Hesse
In visita a Bellagio

La splendida Torre delle Arti di Bellagio, da poco restaurata e adibita a spazio espositivo, ospita dal 30 aprile al 2 giugno una mostra di acquerelli del Premio Nobel per la Letteratura Hermann Hesse, curata da Gregorio Rossi, Valentina Campatelli e dall’associazione Artouverture. Trentacinque dipinti, illustrati da pannelli didattici con brani di Hesse riferiti all’arte e foto storiche, messi a disposizione dalla nipote del celebre scrittore. Un emozionante e colorato racconto autobiografico in riva al lago.
A Bellagio, “Perla del lago di Como”, è di scena Hermann Hesse. Si tratta però di un Hesse insolito e quasi sconosciuto: un Hesse pittore di acquerelli.
In pochi conoscono questo aspetto del Premio Nobel per la Letteratura, eppure la pittura ha giocato un ruolo importante nella vita del romanziere, che in una lettera a Georg Reinhart scrive: “Non sarei giunto così lontano come scrittore senza la pittura”.
I disegni esposti in questa mostra testimoniano, oltre all’amore che Hermann Hesse ha sempre manifestato per l’Italia e i paesaggi lacustri – come documentato da una poesia dedicata dallo scrittore proprio al lago di Como – di un passaggio cruciale nella vita del Premio Nobel. Un periodo in cui, quasi quarantaduenne, con un matrimonio fallito alle spalle e sconvolto dalla prima guerra mondiale, si trasferisce a Montagnola, in Svizzera, sul lago di Lugano. Il trasferimento avviene dopo le sedute psicanalitiche frequentate presso il dottor Lang, allievo di Carl Gustav Jung, per riprendersi da una perdurante depressione. Proprio in quel periodo Hesse apprende una particolare terapia antidepressiva, che non abbandonerà mai più: la pittura. Nell’anno in cui frequenta il dottor Lang, lo scrittore scrive: “Dalla tristezza che spesso diventò insopportabile, trovai una via d’uscita per me cominciando a disegnare e a dipingere. Per me è un nuovo immergersi nel consolamento dell’arte, che lo scrivere non mi dava quasi più”.
In Svizzera il romanziere tedesco viaggia molto e l’attività pittorica si fa più intensa.
Da grande camminatore qual è, Hesse dipinge all’aperto, cimentandosi con l’acquerello. Una tecnica che, secondo il critico Gregorio Rossi, “è particolarmente difficile, poiché non ammette correzioni o revisioni, ma è anche quella più immediata e istintiva che, come la poesia, non concede l’opportunità di ripensamenti”.
“Io non vado inseguendo una verità naturalistica, bensì quella poetica”, scrive Hermann Hesse sulla sua pittura. Avvilito e turbato dalla speculazione edilizia, lo scrittore elimina dai suoi dipinti ciò che rompre l’armonia della natura, in una damnatio memoriae artistica in cui è rappresentato solo ciò che di un paesaggio naturalistico è rimasto intatto. I paesaggi degli acquerelli di Hesse sono rappresentazioni di fantasia, dove l’ambiente naturale non appare per come è, ma per come dovrebbe essere. Persino le case somigliano, per disposizione e indole, a capannelli di persone intenti a conversare. Nell’ultimo periodo della sua vita, non riuscendo più ad affrontare le lunghe passeggiate per dipingere dal vero, lo scrittore-pittore raffigura nei paesaggi i propri ricordi. Una pittura del vero ma non dal vero in cui la memoria è la vera protagonista, con il paesaggio naturale che ne costituisce solo lo sfondo. Una madeleine proustiana pittorica.
I dipinti di Hesse acquisiscono una certa fama grazie a un amico pittore, il parigino Jean Lurҫat, che gli consiglia di esporli. Hesse segue il consiglio e il successo va oltre ogni aspettativa.
Oggi la nipote dello scrittore, Eva, proprietaria degli acquerelli esposti, ce li propone in questa mostra che arriva a Bellagio in seguito a una provvidenziale casualità. Una conversazione tra il curatore della mostra, Gregorio Rossi, e la nipote dello scrittore in cui, parlando dell’amore di suo nonno per il lago di Como, Eva Hesse racconta di una particolare attrazione del nonno per Bellagio, che colpì la sua curiosità di pittore situato sulla sponda opposta. Così, grazie alla solerzia di Carlo Francesco Galli – che ha curato l’allestimento della mostra – e a quegli strani casi della vita che chiamiamo coincidenze, gli acquerelli di Hermann Hesse arrivano a Bellagio, dove resteranno per circa un mese. A proposito di Jung, il teorico delle coincidenze significative. (Marco Vulcano)