Capolavori della Maiolica Castellana
Dal Cinquecento al Terzo Fuoco

Dal 1 Aprile al 31 Ottobre 2012 la Pinacoteca Civica di Teramo ospiterà la prestigiosa mostra “Capolavori della maiolica castellana: dal 500 al terzo fuoco. La Collezione Matricardi”. Una selezione di duecentoventi opere realizzate tra il Cinquecento e il Settecento, per la maggior parte inedite, che rende omaggio al valore della manifattura di Castelli e che permette una rilettura storica, iconografica e scientifica delle ceramiche e dei suoi artisti, come i Pompei, i Cappelletti, i Gentili e i Grue che, nell’arco dei secoli, hanno reso famosa la maiolica castellana in tutto il mondo.
Gli oggetti, tra cui brocche, fiasche, albarelli, chicchere, piatti e piattini, sono stati ordinati in un continuum narrativo nelle sale della Pinacoteca in sequenza cronologica, a partire dalla produzione cinquecentesca, e per gruppi omogenei attribuibili allo stesso autore o alla sua famiglia.
L’esposizione, promossa dalla Città di Teramo e dalla Fondazione Tercas, è a cura della Dott.ssa Paola Di Felice. Si avvale dell’Alto Patronato della Presidenza della Repubblica e gode di numerosi patrocini quali il Ministero per i Beni e le attività Culturali, la Regione Abruzzo, la Direzione Regionale per i Beni culturali e paesaggistici dell’Abruzzo, la Direzione Regionale per i Beni culturali e paesaggistici delle Marche, la Sovraintendenza B.S.A.E. Marche e la Provincia di Teramo.
La mostra intende riproporre all’attenzione nazionale e internazionale la ceramica della manifattura castellana, dall’inizio del Cinquecento sino alla fine del Settecento, attraverso forme, colori e motivi tipici di questa produzione, magnificamente rappresentata dalla preziosa e ricca collezione Matricardi.
Per questo l’evento espositivo si propone di presentare anche un mirabile esempio di collezionismo “illuminato”, con oggetti di alta qualità, collezionati dall’inizio del Novecento. E’ in effetti il collezionista, l’ing. Giuseppe Matricardi, erede di una passione che ha animato tre generazioni, è riuscito a raccogliere un patrimonio artistico di enorme valenza storica e scientifica, la cui attuale consistenza, per la parte riferita alla ceramica castellana, è di circa quattrocentotrenta oggetti d’arte.
Le opere, incrementate con acquisti di capolavori dispersi in collezioni prevalentemente europee, testimoniano il prezioso apporto del collezionismo privato alla ricostruzione della memoria storica nelle espressioni d’arte; documentano il fermento culturale che animava Castelli e i limitrofi centri produttivi, ricostruiscono un’esperienza artistica, unica per qualità espressiva e tecnica adottata.
Un percorso itinerante integra l’evento espositivo: dagli spazi della collezione ceramica di proprietà della Fondazione Tercas nell’antico Palazzo Melatino, carico esso stesso di memoria storica, al Museo Capitolare di Atri con la sua collezione di ceramica castellana dal XVI al XIX secolo. E il percorso si conclude a Castelli, culla dell’arte ceramica. Qui, a spasso nel tempo, tra arcaiche manifatture, antiche botteghe di produzioni e realtà attuali nel solco di una tradizione di eccelsa qualità tra le decine di botteghe sparse per tutto il paese, si potranno seguire le tracce dell’antica produzione ceramica senza rinunciare alle suggestioni di stimoli creativi che si attualizzano nei manufatti dell’Istituto d’Arte, dove giovani allievi si cimentano nella realizzazione di ceramiche moderne.
Castelli, piccolo paese che conta appena 1300 abitanti, apparentemente isolato nel cuore delle montagne abruzzesi e incastonato nella roccia del Parco del Gran Sasso, é un centro internazionale di riferimento nella produzione ceramica. Questo centro, abbarbicato al suolo roccioso e alle strade impervie del massiccio, piccolo ma famoso in tutto il mondo, poggia sulla stessa argilla che ha fatto la sua fortuna negli anni. Come nei nove o dieci secoli, quando la presenza dell’argilla insieme a quella dell’acqua (per l’impasto) e della legna (per i forni), consentì ad una comunità di monaci benedettini di cimentarsi nella produzione della ceramica, affidata poi nei secoli all’abilità della popolazione locale. I colori delle maioliche ricordano le tonalità naturali dei luoghi: il verde marcio dei boschi, alle falde del Gran Sasso, assieme a celeste, maganese, arancio e ramina (verde smeraldo).
Oggi, girando per le viuzze di questo piccolo centro, si può ancora ammirare la lavorazione tradizionale, a volte proprio negli ambienti di cinque secoli fa.
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